MISURATORE DI TENSIONI ELEVATE (0-2000Vcc)
Questo articolo nasce da una mia reale esigenza e poichè non ho trovato in rete nulla di "adatto" in termini di precisione e accuratezza richiesti ho effettuato qualche studo e qualche test (soprattutto!) sino ad arrivare ad uno strumentino decisamente piccolo e dotato delle caratteristiche richieste compresa una buona precisione. Pubblico il tutto nella speranza di fare cosa gradita a chi si trovasse nella mia identica situazione.
PREMESSA:
Il mio sperimentare anche a livello di chimica-fisica e di radioattività mi ha portato a realizzare anche alcuni sistemi di alimentazione per tubi geiger e sonde simili. In questo caso si tratta di generatori di tensione continua con uscita fra i 3-400Vcc e i 1000Vcc. Alta tensione quindi, ma si tratta di sistemi di alimentazione in grado di fornire correnti del tutto irrisorie e quindi scarsamente pericolose. In compenso, proprio per via della bassissima corrente fornita, si presenta la difficoltà di effettuare misure di tensione con strumenti "tradizionali". I motivi sono facilmente intuibili: strumenti con resistenza di ingresso anche di 10 Mohm caricano eccessivamente il sistema, che si "siede" abbassando a volte anche di parecchio la tensione in uscita. A maggior ragione succede con strumenti inferiori, come multimetri cinesi e strumentini da pannello da pochi euro, che se tutto va bene presentano resistenze di ingresso pari (o inferiori) a 1Mohm. Con tutti questi voltmetri è assolutamente impossibile effettuare misure attendibili, nè tantomeno è possibile regolare la tensione di uscita dell'alimentatore ad alta tensione per adattarla al sensore/tubo in uso, con la possibilità non poi così remota di danneggiare o distruggere la sonda stessa.
Per chi fosse interessato più in dettaglio al tipo di alimentazione di queste sonde consiglio una piccola ricerca in rete: il materiale è davvero molto e non è complesso da reperire.
Lo strumento (forse meglio definirla "interfaccia") realizzato consente di misurare tensioni sino a 2000Vcc con buona precisione (<2% sopra i 300V) e può comunque essere impiegato anche per misure su alimentatori che non hanno problemi di carico (es. quelli per radio o ricetrasmittenti valvolari).
ATTENZIONE!!! IN TUTTI I CASI SI TRATTA DI TENSIONI MOLTO ELEVATE, POTENZIALMENTE LETALI E DA MANEGGIARE SEMPRE CON LA MASSIMA PERIZIA E CAUTELA!!!!
Questo circuito NON E' adatto ad essere impiegato da chi non ha esperienza nel campo dell'alta tensione! Il sito e l'Autore NON SI ASSUMONO ALCUNA RESPONSABILITA' per danni a cose o persone.
IDEE E REALIZZAZIONE:
Girando per il web alla ricerca di un sistema impiegabile per questo tipo di misura e che garantisca il minor carico possibiile per l'alimentatore, si nota come nella maggior parte dei casi (la quasi totalità!) l'ostacolo è aggirato facendo uso di un semplice partitore di tensione, cosa del resto ovvia e in un certo senso indispensabile per la misura di simili tensioni. Il partitore è quasi sempre (e lo sarà anche in questa realizzazione all'incirca) 1:1000, ossia si ottengono 2V in uscita quando in ingresso ve ne sono 2000. In questo modo è semplice adattarlo a quasi tutti gli strumenti commerciali, che spessissimo dispongono di una portata appunto di 2Vcc fondo scala. La misura moltiplicata per 1000 darà il valore della tensione in ingresso.
La cosa ovvia è che il partitore non può essere composto da valori resistivi "qualsiasi", dato che la condizione di 1:1000 non è di per sè sufficente a garantire l'elevata resistenza di ingresso! Come si diceva occorre invece che lo strumento disponga della massima resistenza possibile onde evitare di caricare i circuiti di alimentazione H.V. (alta tensione). Per questo motivo e per motivi di reperibilità commerciale, in genere si considera adatta e sufficente (almeno nella maggior parte delle applicazioni) una resistenza di ingresso pari a 1000 Mohm. Questa andrà a formare la parte alta del partitore, mentre la parte bassa si otterrà con una resistenza all'incirca da 1 Mohm in modo da avere il famoso rapporto 1:1000 con resistenza di ingresso sufficentemente alta. A titolo di cronaca strumenti professionali per questo specifico tipo di misure presentano una resistenza di ingresso sino a 70 Gigaohm, naturalmente con ben più grande complessità circuitale e con un costo per nulla contenuto!
La figura che segue illustra appunto un partitore di tensione con le relative formule atte a calcolare il valore della tensione di uscita noti gli altri elementi.
Ovviamente la R1 nel nostro caso è la resistenza da 1000 Mohm mentre la R2 è quella da 1 Mohm. Lo strumento di misura si applica quindi in parallelo a R2 per effettuare la lettura della tensione (Vout).
Occorre però notare almeno due cose a questo punto:
1) Per R1 (soprattutto) e per R2 (che spesso è costituita da una resistenza fissa più un trimmer per la taratura) sono richieste resistenze dalle caratteristiche ottime, perchè determinano la precisione del partitore e quindi anche dela misura. Per quanto mi riguarda ritengo accettabili solo resistenze con tolleranza pari o migliore dell'1% e per R2 meglio se a strato metallico. Per R1 dirò successivamente.
2) Il partitore come tale risolve "TEORICAMENTE" il problema ed impiegando resistenze a bassa tolleranza lo farebbe anche con buona precisione. Ho detto teoricamente perchè se è vero che con una resistenza da 1000 Mohm in ingresso non si va a caricare troppo il generatore di H.V. dall'altro lato salta fuori un nuovo problema: la qualità (o meglio la resistenza di ingresso) dello strumento impiegato per leggere la tensione è ancora molto importante!! Come visto infatti tale strumento viene posto in parallelo alla R2 da circa 1 Mhom. Va da se che la resistenza di ingresso dello strumento si pone in parallelo alla R2 e se risulta troppo bassa influenza in modo inaccettabile la misura! Generalmente vengono considerati idonei (e comunque senza eccessive pretese di precisione!) solo strumenti con una resistenza pari o superiore a 10 Mohm, ossia almeno 10 volte la resistenza R2. In definitiva il solo partitore può essere impiegato con discreti risultati solo se si è disposti ad usare strumenti di buona qualità e con resistenza di almeno 10 Mohm. Sono invece esclusi gli strumentini da pannello e i multimetri di basso valore, che sbilancerebbero troppo il partitore finendo con il fornire nuovamente valori inattendibili.
Per risolvere questo problema e realizzare uno strumento affidabile e sufficentemente preciso (molto meglio del solo partitore!) che possa funzionare ANCHE con voltmetri dalle caratteristiche più disparate ho trovato solo poche indicazioni. La maggior parte di queste impiegano un amplificatore operazionale in configurazione "Voltage-follower" con guadagno unitario e alta resistenza di ingresso frapposto fra il partitore e lo strumento di misura. L'idea è secondo me quella valida, ma molti di questi progetti impiegano integrati (come il comune LM358) non particolarmente adatti ad essere usati in una configurazione semplice ma critica come quella necessaria in questo progetto. I valori di offset del 358 (e simili) non sono proprio trascurabili e non sono modificabili. Inoltre la stabilità termica non è elevatissima e per finire anche la resistenza di ingresso dell'integrato stesso non è fra le più alte. In definitiva trovo che l'idea sia quella giusta, ma che vada rivista soprattutto per migliorare stabilità e precisione del sistema. Almeno per le caratteristiche che mi ero prefissato di raggiungere, ed in particolare:
- Resistenza di ingresso: 1000 Mohm (1Gohm)
- Precisione di misura: < 2% da 300Vcc a 2000Vcc
- Buona stabilità termica e di lettura
- Possibilità di impiego di voltmetri di ogni tipo senza influenzare la misura
- Possibilità di taratura su tensione nota in modo da ridurre ulteriormente l'errore
LA MIA SOLUZIONE:
Come da premessa ho subito ritenuto che l' idea di un partitore di tensione seguito da un operazionale in configurazione "voltage-follower" (inseguitore) fosse la soluzione ideale. Il lavoro era solo quello di studiare un integrato adeguato e di ottimizzare al meglio tutti i componenti.
Dopo qualche ricerca mi sono orientato verso l'amplificatore operazionale doppio LMC662 (per chi fosse interessato il datasheet si trova semplicemente digitando la sigla in un motore di ricerca). E' un integrato disponibile sia per montaggio superficiale che in contenitore DIL classico, tra l'altro è decisamente economico rispetto ad altri che avevo preso in considerazione per le loro caratteristiche. I punti interessanti di questo integrato, oltre ad essere dichiarato come ideale per operare a tensione singola (5-15 V), per il progetto considerato possono essere riassunti come segue (da datasheet) :
Quindi offset di soli 3 mV, stabilità alla temperatura, corrente di ingresso estremamente bassa (2 femtoampere!!), che si traduce in una resistenza di ingresso dichiarata > 1 Teraohm!! Di certo non influenza minimamente la resistenza da 1Mohm del partitore di ingresso! Infine il LMC662 è compatibile "pin to pin" con il classico LM358, ma la stessa National recita nel datasheet:
"The LMC662 offers greater bandwidth and input resistance over the LM358. These features will improve the performance of many existing single-supply applications.".
Queste caratteristiche, assieme al basso costo e alla reperibilità dell'integrato hanno fatto sì che lo scegliessi per le prove dell'interfaccia fra partitore di ingresso e voltmetro.
Sul circuito in se credo di dover scrivere ben poco. Si tratta di una configurazione assolutamente classica in cui viene impiegata una sola delle due sezioni disponibili nell'integrato (l'altra è configurata in modo da non creare problemi nel "non uso"...). Si tratta come detto di un "follower" collegato al partitore di ingresso. Lo schema completo è riportato qui di seguito.
Nulla di trascendente. La resistenza R1 è quella da 1000 Mohm. Personalmente ho scelto un modello in tecnologia a film spesso in grado di lavorare sino a 15 KV, potenza dissipabile di 4W e tolleranza 1% (per chi lo desidera fornisco il codice per acquistarla su RS: 296-0780). R2 vale 100Kohm mentre R3 è una resistenza da 1 Mohm. Tutte le resistenze in schema (comprese R2 e R3) sono con tolleranza 1% a strato metallico. Il trimmer al fine di garantire una taratura agevole, precisa e stabile è un cermet a 25 giri. Gli unici due condensatori sono semplicemente filtri sull'alimentazione posti nelle immediate vicinanze dell'integrato. Il 10 uF è elettrolitico mentre il 100 nF è poliestere.
I diodi (un diodo e uno zener) potrebbero essere omessi e sono solo componenti "di sicurezza" sull'ingresso.
L'alimentazione (visto il consumo complessivo dell'interfaccia pari a solo 4.5-5 mA) è data da una normale pila 9V che garantisce autonomia notevole.
L'integrato ad evitare resistenze indesiderate e problemi vari è stato saldato direttamente, senza interposizione di alcuno zoccolino.
Meritano un veloce commento i valori assegnati ai resistori R2 ed R3. In effetti per avere un rapporto esatto di 1:1000 sarebbe stata corretta una R pari ad 1 Mohm per il ramo basso. Occorre tuttavia ricordare che il "follower" ha guadagno unitario, quindi la tensione in uscita è pari a quella in ingresso. A causa della tolleranza dei resistori non è detto che la tensione sul nodo del partitore (piedino 3 dell'integrato) sia esattamente 1/1000 di quella in ingresso. Potrebbe essere un poco più alta o un poco più bassa. Nel primo caso nessun problema, con il trimmer si effettua la calibrazione. Ma se la tensione in uscita fosse più bassa non sarebbe possibile "alzarla" per effettuare la taratura, per lo meno con il sistema scelto. Ho quindi preferito "sbilanciare" in partenza il partitore in modo da avere valori in uscita già un po' più elevati ed avere la certezza di poter effettuare comunque la taratura attraverso il trimmer. Dalla formula del partitore infatti nel mio caso (con R2 + R3 = 1.1 Mohm) risulta
Qindi si ha praticamente la certezza di poter tarare il circuito per qualsiasi valore del ramo "basso" del partitore (composto comunque da resistori con tolleranza 1%).
REALIZZAZIONE:
Confesso inizialmente di aver montato il tutto in modo un po' spartano, su una basetta di test e senza troppi accorgimenti per la disposizione dei componenti e senza pensare alle caratteristiche di questo operazionale (in particolare alla enorme resistenza di ingresso). Il circuito ha funzionato subito, ma non dava i risultati desiderati. Più precisamente le letture voltmetriche erano instabili, risentivano della vicinanza o meno di corpi estranei e della mano (nella fase di taratura) e soprattutto erano molto più imprecise di quello che mi aspettavo. Non ci è voluto molto a capire che in casi come questo la disposizione dei componenti, le piste sullo stampato e l'intera costruzione DEVONO seguire determinati criteri per ottenere i risultati promessi.
In questo caso persino il datasheet dell'integrato suggerisce di realizzare attorno ai piedini di ingresso dell'integrato i cosiddetti "anelli di guardia", che garantiscono un funzionamento stabile.
A questo punto mi sono messo a disegnare uno stampato dedicato e soprattutto degno di tale nome, con tutti i possibili criteri per ottenere il miglior funzionamento del circuito.
Questo è quanto ho tirato fuori:
Un circuito stampato semplice, lineare e con le caratteristiche (anello di guardia) richieste dallo stesso costruttore dell'integrato. Sul punto "INPUT" viene saldato direttamente uno dei reofori della resistenza da 1000 Mohm, mentre l'altro reoforo va direttamente al BNC di ingresso (si vedrà poi meglio nelle immagini della realizzazione).
Questa volta ho ottenuto immediatamente un funzionamento ineccepibile, con la massima stabilità e precisione di lettura e una taratura davvero semplice e definitiva.
Riporto un paio di immagini in cui è ben visibile l'anello di guardia sullo stampato appena realizzato (per fotoincisione) e prima della foratura. Il materiale è vetronite (nel mio caso fotosensibilizzata per l'uso tramite fotoincisione).
Le immagini dovrebbero parlare chiaro. Consiglio veramente a chiunque intenda realizzare questo circuito di rifarsi allo stampato indicato, che garantisce ottimi risultati. Eventuali modifiche, se necessarie, dovranno comunque essere studiate con cognizione di causa, pena il possibile malfunzionamento dell'intero circuito.
Per facilitare chi volesse realizzare questo strumento metto a disposizione un file .pdf con il disegno dello stampato in scala 1:1. E' sufficente stamparlo senza riduzioni o aumenti per avere il master pronto per la fotoincisione. Per scaricare il file è sufficente cliccare con il tasto destro del mouse sul link sottostante e selezionare "Salva oggetto con nome".
Le piste in alcuni punti sono molto sottili e difficilmente si potrà realizzare lo stampato con metodi diversi dalla fotoincisione. In caso di grosse difficoltà potete contattarmi.
Tutte le saldature devono essere fatte a regola d'arte, tassativamente senza usare "pasta salda" (che MAI andrebbe impiegata, ma in questo caso più che in altri), ma al massimo solo un buon flussante. Alla fine del lavoro il circuito stampato va pulito in modo estremamente accurato da qualsiasi residuo di flussante o impurezza!! E' una operazione fondamentale. Le piste e i pin dell'integrato sono molto vicini e i residui depositati hanno una resistenza che in questo caso è davvero non trascurabile!! Ricordate che la resistenza di ingresso del nostro operazionale è dichiarata > 1 Teraohm!! Personalmente impiego alcol isopropilico per la pulizia finale del circuito. Volendo può andare anche il normale alcol, o anche il solvente nitro (in questo caso usatelo SOLO lato saldature, visto che toglie la vernice e quindi codici a colori e sigle dei componenti!). Vanno date almeno due o tre passate con cotone o straccetto cambiati ogni volta e alla fine anche con una lente non si devono vedere residui di saldatura. E' davvero importante!
Per finire ho dato una passata di spray anti-effetto corona (uso quello di RS con cod. 569-313), con rigidità dielettrica di 48KV/mm. A questo punto il circuito è terminato, a parte la fase di taratura e di "inscatolamento" a piacere (sempre tenendo conto delle tensioni a cui l'interfaccia verrà impiegata e quindi rispettando i parametri di sicurezza!).
Nel mio caso desideravo lasciare l'interfaccia come tale, prevedendo comunque di utilizzarla in abbinamento a multimetri. In caso contrario si potrà nello stesso contenitore prevedere uno strumentino digitale da pannello tarato per 2Vcc fondo scala, e in questo caso probabilmente occorrerà una fonte di alimentazione separata per il modulo voltmetro (eventualmente anche una seconda pila da 9V). Per chi preferisce i microcontrollori non dovrebbe essere difficile implementare un pic dotato di convertitore AD. Insomma, dopo l'interfaccia ciascuno può implementare il sistema di lettura a lui più congeniale.
Per quanto mi riguarda ho montato lo stampato in un contenitore totalmente plastico, utilizzando come ingresso un connettore BNC da pannello. Questi ultimi se di buona qualità resistono bene sino ad almeno 1500V, ma anche sino al fondo scala. L'importante è acquistare componenti di qualità, con isolamento in teflon. Discorso analogo per il cavo da impiegare per la misura in H.V. Io ho utilizzato (ed utilizzo senza problemi) il comune RG58 (sempre di buona qualità ed isolamento!), che sino ad ora non mi ha mai dato problemi di dispersioni o di perforazione dell'isolante. Inutile dire che per misure su alimentatori in grado di produrre correnti pericolose sarebbe opportuno ricorrere a connettori e cavi appositamente realizzati per le tensioni in gioco, anche se più costosi e difficili da reperire.
Per il collegamento al multimetro ho semplicemente fatto uscire dal contenitore (attraverso gommino passacavo) due cavetti isolati in silicone intestati da normali spinotti a banana (curare la qualità degli spinotti per non avere misure instabili, rumore o errori stupidi dovuti a contatti pessimi! Io ho usato degli ottimi connettori dorati, anche se più costosi).
Infine (è un aggiunta non necessaria ma utile) ho previsto al posto di un semplice interruttore di spegnimento, un doppio deviatore "ON-OFF-ON". In questo modo oltre ad "acceso" e "spento" ho sfruttato la terza posizione per far leggere direttamente al tester (commutandone la portata ovviamente!) la tensione di batteria, così da verificarne lo stato di carica. Quando il deviatore è in posizione di "misura batteria", viene posta una resistenza (montata "volante" e non sullo stampato) da 560 ohm - 1/2W in parallelo alla pila stessa in modo da effettuare una misura del valore di tensione "sotto carico". Con il valore di resistenza scelto la batteria eroga (in posizione "misura batteria") circa 15-16 mA, che sono grosso modo 3-4 volte di più del carico rappresentato dall'interfaccia. Così facendo se il valore di tensione letto in queste condizioni è considerabile OK si può essere certi che lo è a maggior ragione e con ampio margine anche quando si impiega l'interfaccia per le misure di H.V. Riporto per chiarezza i collegamenti fra basetta, deviatore/resistore, batteria e multimetro anche se la semplicità è ovviamente disarmante...
A questo punto non resta che mostrare un paio di immagini del progetto praticamente terminato e montato in un contenitore plastico (sconsiglio quelli metallici quando ci sono in gioco tensioni di questo tipo!) che poi potrà essere personalizzato a piacere. Queste le immagini del tutto subito prima della taratura, ma già montato in versione "definitiva".
Dalle immagini direi che si può vedere abbastanza bene come è stato realizzato il montaggio. La batteria da 9V è mantenuta in sede da una staffa metallica autocostruita (Dremel) tenuta con una vite a testa sporgente che facilita lo smontaggio anche senza attrezzi per la sostituzione della pila. Un po' di gommapiuma garantisce tenuta e stabilità. La resistenza visibile nella prima foto vicino al deviatore è quella che fa da carico nella verifica (test) dello stato di carica della batteria.
TARATURA:
Giunti a questo punto le "cose difficili" sono già state fatte e tarare il circuito è davvero una sciocchezza! L'unica cosa che occorre è una tensione continua campione, abbastanza stabile e di valore sufficentemente elevato. Teoricamente lo strumento "legge" anche 30V (normale alimentatore stabilizzato), ma l'errore su tensioni così basse è troppo alto rispetto allo standard dello strumento. Oltretutto 30V verrebbero letti come 30mV e anche l'errore del tester si somma. In definitiva occorre una tensione di 100-400V per fare una corretta taratura.
Poichè non è frequente avere a disposizione un alimentatore che eroghi tali tensioni con buona precisione... ci si deve arrangiare come si può! E non è molto difficile, ma ricordate che se non avete esperienza e soprattutto se non lavorate in modo assolutamente scrupoloso il tutto può veramente essere MOLTO MOLTO PERICOLOSO!!!
Il sistema è semplice: basta raddrizzare una tensione alternata sufficentemente elevata fornita da un trasformatore. Personalmente ho impiegato un trasformatore di isolamento, quindi con primario adatto ai 220-230V di rete e secondario di pari valore. ATTENZIONE: il trasformatore isola dalla tensione di rete, ma NON significa che la sua uscita sia innocua, soprattutto dopo raddrizzamento e carica del condensatore di filtro!!! Quindi il trasformatore VA USATO (potete usare anche tensioni più basse se ne disponete, tipo 100-125V), ma anche così occorre prendere sempre ogni precauzione e lavorare con attenzione e per il minimo tempo necessario! NON FATEVI TENTARE DAL RADDRIZZARE DIRETTAMENTE LA TENSIONE DI RETE SENZA TRASFORMATORE: PUO' ESSERE VERAMENTE PERICOLOSO!!! Anche per chi ritiene di avere abbastanza esperienza..... Uomo avvisato...
In definitiva lo schema utilizzabile è il classico:
Naturalmente "Vca" rappresenta il generatore di alternata, ossia il secondario del trasformatore. Il ponte raddrizzatore (che può al solito essere anche formato da 4 diodi) deve reggere almeno il doppio della tensione alternata (es. ponte da 600-800V per ingresso a 230Vca), mentre non vi sono problemi per la corrente (ponti da 1A sono più che sufficenti). Il condensatore "C" ha il compito di livellare la tensione "pulsante" in uscita dal ponte. Dato il bassissimo assorbimento (direi quasi trascurabile!) del nostro strumento, si potranno impiegare capacità di valore anche ridotto (direi 1-10 uF), purchè abbiano una tensione di lavoro un po' superiore a Vca moltiplicato 1.41 (per i 230V sono 325Vcc e quindi usare un condensatore con Vl almeno di 4-600V!). ATTENZIONE: più è alta la capacità e più l'energia immagazzinata è elevata, quindi più pericolosa è l'eventuale scossa o scarica!!! Usate valori bassi: in questo caso come detto l'assorbimento da parte del circuito è bassissimo e non richiede valori elevati di C, che sono inutili e soprattutto pericolosi.
Una volta realizzato il "generatore di riferimento" si può passare alla taratura vera e propria. Basta un multimetro di buona qualità (meglio se con resistenza di ingresso di 10Mohm) con cui misurare con precisione l'uscita del nostro generatore. Una volta fatta la misura si collega il multimetro (o lo strumento che dovrà leggere l'uscita del nostro strumento) allo strumento costruito e si regola lentamente il trimmer multigiri con un cacciavite adatto sino a leggere in uscita la tensione del generatore divisa per 1000 (se ad es. abbiamo letto 327V con il multimetro, il nostro strumento va tarato in modo da avere una lettura in uscita pari a 0.327V, ossia 327mV).
Per sicurezza consiglio di ripetere più volte la sequenza di lettura prima diretta della tensione e poi tramite il nostro strumento, affinando di volta in volta la taratura. Se si opera bene si possono avere precisioni notevoli: ho personalmente misurato 300V con uno scarto di meno di 1V (0.3%) rispetto ad un multimetro di grande precisione! E naturalmente con i due vantaggi tipici di questa interfaccia: 1) Non si carica il circuito (resistenza elevatissima), e 2) possibilità di misurare valori di tensione sino a 1500-2000Vcc, preclusi a qualsiasi multimetro senza opportune interfacce. E sono due vantaggi direi non da poco per un circuito da pochi euro di valore!
Una volta terminata la fase di taratura, quando si è certi di avere operato al meglio, si può bloccare il trimmer con una piccola goccia di collante cianoacrilico o meglio con smalto per unghie (un domani è sbloccabile a differenza della colla!), in questo modo si ha la certezza che lo strumento non si stari nel tempo, con uso e trasporto.
CONCLUSIONI:
Per quanto mi riguarda e per gli scopi che mi ero prefissato devo dire di essere rimasto completamente soddisfatto da questo semplice strumento. Ovviamente non può essere considerato uno "strumento professionale di precisione"! Ma visti semplicità e costo direi che non si può pretendere di più. Chiunque lo realizzi sappia che (nonostante la taratura permetta a volte risultati migliori) la precisione prefissata per questo progetto è del 2%, e che è quasi sempre possibile scendere anche all'1%. Se quindi misurando una tensione (ad esempio) di 500V si riscontra un errore di 4-5V in più o in meno, si sappia che si è pienamente nelle specifiche e anche sotto! L'errore è infatti pari o inferiore all'1%.
Inutile dire che se occorre una precisione maggiore
ci si deve rivolgere a strumenti "professionali" ben più costosi, oppure che occorre progettare qualcosa di ben più sofisticato e complesso da realizzare! Con un totale di 10 componenti in tutto (protezioni comprese)(!) credo sia difficile pretendere di più... ;-)
Ribadisco che per l'uso per cui è nata questa interfaccia mi ha dato risultati più che soddisfacenti e ampiamente sufficenti per le mie necessità. Ciascuno valuti ovviamente le proprie e decida in base a questo se lo schema proposto possa o meno tornargli utile.
Sono però convinto che schema, accorgimenti, montaggio e realizzazione ne facciano al momento il sistema migliore che io sia riuscito a trovare descritto sul web. Può naturalmente essermi sfuggito qualcosa ed in questo caso sarò grato a chiunque vorrà segnalarmi ogni eventuale miglioramento o modifica apportabile al progetto.
Al solito auguro buon lavoro a tutti coloro che vorranno procedere alla realizzazione!! E mi raccomando la massima prudenza per quello che concerne la misura e l'uso di elevate tensioni!!! Rimango come sempre a disposizione per qualsiasi richiesta o chiarimento fossero necessari.